martedì 2 febbraio 2016

LA CATARRATA



Quando si parla di cataratta, di solito si pensa a un intervento che prima o poi tutti dobbiamo fare, ma passati i 60 anni. In realtà negli ultimi anni si sta assistendo a un progressivo anticipo dell’operazione di sostituzione del cristallino, quando la sua opacizzazione è agli albori o non si è ancora manifestata. Ma ha senso anticipare i tempi? E se sì in quali casi?
«L’intervento di cataratta si può anticipare, ma senza esagerare con la precocità. Quella dei 50 anni potrebbe essere una buona soglia – sostiene Lucio Buratto, direttore scientifico del Centro ambrosiano oftalmico di Milano -. Oggi diversi cinquantenni in cui è in atto un peggioramento visivo, non dovuto alla cataratta, insistono sull’esigenza di non avere ostacoli alla loro visione: vogliono disfarsi di occhiali o lenti a contatto, che magari, dopo decenni di utilizzo, non tollerano più. Di solito si tratta di persone che hanno difficoltà a vedere da lontano oppure da vicino, a causa dell’insorgenza della presbiopia o per altre ragioni. Non hanno una vera patologia, non vedono offuscato o i colori annebbiati, vogliono solo liberarsi dal fastidioso impiccio procurato loro dagli occhiali da vista».
Grazie a strumentazioni diagnostiche di avanguardia e a esami oculistici più focalizzati sull’analisi del cristallino naturale dell’occhio, si è evidenziato che molti dei pazienti tra i 50 e i 60 anni, desiderosi di riacquistare una visione ottimale a qualunque costo, presentano in realtà dei cristallini non del tutto trasparenti, ma già con qualche opacizzazione o comunque non perfettamente funzionali. Tanto che si è coniato il termine di “sindrome del cristallino disfunzionale”, per descrivere questa situazione di invecchiamento del cristallino che comincia a presentare le prime opacità, piccole aberrazioni e difficoltà di accomodazione. In pratica non si è ancora nelle fasi della cataratta e la presbiopia forse è appena all’inizio. La sindrome non è dovuta alla presbiopia, ma sicuramente la ingloba tra i suoi sintomi, e la presbiopia la può accentuare, sebbene non sia l’unico elemento di disturbo. Per cui non è corretto parlare solo di presbiopia o solo di cataratta, ma di una patologia diversa che si pone a livello intermedio.
A questo punto sorge spontanea una domanda: perché non intervenire con le tradizionali tecniche di chirurgia refrattiva che utilizzano il laser a eccimeri (per esempio la Lasik) e aspettare a rimuovere il cristallino quando questa lente naturale mostrerà chiari segni di opacizzazione? «In caso di sindrome del cristallino disfunzionale la sostituzione del cristallino è una strategia più efficiente perché, a differenza della procedura laser, risolve il problema della lente e il problema refrattivo in un unico intervento – fa notare Buratto -. Con il trattamento laser infatti si risolve nell’immediato il problema refrattivo, ma si rimanda l’inevitabile opacizzazione del cristallino naturale che arriverà negli anni successivi, facendo tornare in sala operatoria per la cataratta. Con la sostituzione del cristallino a 50 anni o poco dopo, si evita l’insorgenza e quindi l’intervento di cataratta».

La cataratta è una condizione oculare dovuta alla perdita di trasparenza del cristallino. Molto comunemente, l’opacizzazione del cristallino è un fenomeno fisiologico legato all’invecchiamento e in questo caso si parla di cataratta senile. La cataratta senile causa un progressivo offuscamento della visione, in alcuni casi accompagnato da abbagliamento e percezione alterata dei colori. Quando la cataratta evolve a tal punto da interferire con il normale svolgimento delle attività quotidiane e lavorative è opportuno intervenire chirurgicamente. L’intervento di cataratta prevede la sostituzione del cristallino opacizzato con un cristallino artificiale perfettamente trasparente; tale procedura è oggi eseguita mediante un intervento di tipo ambulatoriale minimamente invasivo, veloce e indolore.

Il cristallino è una lente naturale situata all’interno dell’occhio, dietro l’iride, in grado di mettere a fuoco sulla retina le immagini provenienti dal mondo esterno a seconda della loro distanza.  Si tratta di una lente biconvessa a fuoco variabile, ossia una lente in grado di modificare il proprio potere ottico (messa a fuoco) grazie al fenomeno dell’accomodazione, che permette di modificare la curvatura del cristallino – e di conseguenza il suo potere diottrico – a seconda della distanza dell’oggetto osservato. Ciò avviene grazie all’azione del corpo ciliare, che è collegato al cristallino mediante un sistema di fibrille detto zonula e che funziona come un vero e proprio muscolo. Il cristallino è costituito da una membrana esterna (capsula), dalla lente vera e propria (nucleo centrale) e da una parte intermedia (porzione corticale o corteccia), situata tra il nucleo e la capsula. In età giovanile e in assenza di patologie, il cristallino è un tessuto elastico e perfettamente trasparente; la perdita dell’elasticità causa la presbiopia (incapacità di mettere a fuoco oggetti piccoli e vicini), mentre la perdita della trasparenza, che avviene a causa di un processo di opacizzazione del cristallino, dà origine ad una condizione oculare denominata cataratta. La cataratta rende la visione annebbiata: a seconda dell’entità e della localizzazione dell’opacizzazione, si possono avere impedimenti visivi anche molto significativi.

La cataratta senile è una condizione oculare che sopraggiunge comunemente con l’avanzare dell’età, talvolta già a partire dai 50 anni. E’ noto a tutti che il metabolismo, la crescita e il rinnovamento cellulare rallentano e si modificano negli anni; nell’occhio delle persone anziane, i processi fisiologici alterati possono portare a diversi tipi di fenomeni indesiderati, tra questi, nel caso della cataratta, l’opacizzazione del cristallino, la lente naturale dell’occhio che permette di mettere a fuoco sulla retina gli oggetti a seconda della loro distanza. Pur essendo comunemente un evento naturale legato all’età, la cataratta può talora essere dovuta a un trauma oculare, alla preesistenza di determinate malattie (ad esempio il diabete), all’assunzione di alcuni medicinali (in particolare cortisonici), a interventi pregressi di chirurgia oculare, a fattori ereditari etc. Esistono pertanto diversi tipi di cataratta; la cataratta dovuta all’età è nota come cataratta senile. La cataratta non è una malattia trasmissibile da un occhio all’altro né da una persona all’altra. La perdita della visione causata dallo stadio avanzato di questa patologia è reversibile grazie ad un intervento chirurgico che prevede l’eliminazione del cristallino opacizzato – che impedisce il normale passaggio della luce – e la sua sostituzione con un cristallino sintetico perfettamente trasparente.

La cataratta senile può presentare diversi stadi di evoluzione e sintomi. Allo stadio inizale, la cataratta può anche non essere percepita; man mano che essa passa allo stadio incipiente e successivamente allo stadio evoluto, in cui la cataratta viene definita brunescente, l’intensità dell’opacizzazione del cristallino aumenta ed interferisce sempre di più con il normale passaggio della luce all’interno dell’occhio. A seconda dello stadio di evoluzione della cataratta, si possono percepire sintomi visivi quali:
visone sfuocata o opacizzata in assenza di dolore oculare,
aumentata sensibilità alla luce, abbagliamento,
difficoltà nella visione notturna,
diplopia,
necessità di maggiore illuminazione durante la lettura,
visione sbiadita o ingiallita dei colori,
perdita di sensibilità al contrasto,
cecità.
La cataratta senile può svilupparsi con una velocità molto variabile in individui diversi e anche nei due occhi di uno stesso individuo. In genere, contrariamente ad altri tipi di cataratta, la cataratta senile avanza piuttosto gradualmente nel corso degli anni e l’esatta velocità con la quale essa si sviluppa non è mai prevedibile.



Quando la cataratta è allo stadio iniziale, la variazione dell’indice di rifrazione del cristallino può causare la comparsa di difetti refrattivi prima assenti, quali una leggera miopia o ipermetropia; in questo caso, la semplice prescrizione di occhiali da vista può essere sufficiente a risolvere il problema almeno per un certo tempo. Quando la cataratta si trova in uno stadio più avanzato e la visione risulta talmente offuscata da rendere difficile, se non addirittura pericoloso, lo svolgimento delle normali attività quotidiane, come ad esempio scendere le scale o guidare, è necessario rimuovere la cataratta mediante un intervento chirurgico. Non vi è una regola per determinare il momento giusto per eseguire l’intervento di cataratta, in linea generale l’intervento dovrebbe essere eseguito quando le esigenze visive di chi ne è affetto lo richiedono. La cataratta non deve essere operata solamente perché è presente, allo stesso modo è bene non aspettare che essa si evolva fino allo stato brunescente, poiché il cristallino acquista una durezza particolarmente elevata, tale da poter causare l’insorgenza di alcune complicanze durante l’intervento.

Non esistono rimedi farmacologici, colliri, esercizi oculari o lenti che possano rallentare, bloccare o far regredire il processo di perdita della trasparenza del cristallino. Ad oggi, l’unica cura per eliminare la cataratta è l’intervento di cataratta, un intervento chirurgico ormai routinario, veloce e indolore, che consiste nella rimozione del cristallino opacizzato e nella sua sostituzione con un cristallino artificiale perfettamente trasparente. L’utilizzo di sistemi di protezione contro i raggi UV (occhiali da sole o lenti “clip-on”) può però senz’altro aiutare a prevenire o a ritardare il processo che porta alla formazione della cataratta e di altre importanti patologie oculari quali le maculopatie.

L’intervento di cataratta più tecnicamente avanzato e più comunemente eseguito oggigiorno è la facoemulsificazione, che consiste nella rimozione del cristallino opacizzato e la sua sostituzione con un cristallino artificiale biocompatibile, denominato lente intraoculare o IOL (dall’inglese Intraocular Lens). La facoemulsificazione è una tecnica molto sofisticata che si avvale dell’utilizzo di ultrasuoni torsionali per frammentare ed eliminare la porzione più centrale del cristallino opacizzato. La porzione più esterna e posteriore del cristallino, denominata capsula posteriore, viene lasciata in loco e funge da supporto per l’impianto del nuovo cristallino sintetico. L’intervento di facoemulsificazione viene effettuato in modalità ambulatoriale previa anestesia locale e dura pochi minuti; la sua esecuzione, minimamente invasiva, è assolutamente indolore e presenta un post-operatorio privo di particolari fastidi e piuttosto breve (pochi giorni).

L’intervento di cataratta è una procedura che dà eccellenti risultati; oggigiorno i benefici dell’intervento di cataratta sono veramente consistenti e la visione migliora sensibilmente nella stragrande maggioranza dei casi, a meno che non esistano gravi patologie a carico della cornea, della retina o del nervo ottico. Complicanze molto gravi, tali da limitare o mettere in pericolo la visione, sono davvero estremamente rare; tuttavia, prima di sottoporsi a un intervento di cataratta è sempre bene parlare con il proprio oculista circa i benefici e le possibili complicanze di questa procedura.

Nella maggior parte dei casi, mesi o anni dopo l’intervento di cataratta, la capsula posteriore che ospita il cristallino artificiale (IOL) va incontro ad un progressivo processo di fibrosi e opacizzazione, provocando un nuovo annebbiamento della visione. Questa condizione, impropriamente denominata cataratta secondaria (il termine corretto è fibrosi capsulare), deve essere trattata con un intervento laser, la capsulotomia posteriore, una procedura laser non invasiva che dura pochi secondi, assolutamente indolore e priva di fastidi post-operatori.

La cataratta è causata più comunemente dall'invecchiamento, ma può verificarsi anche a causa di un trauma, fenomeni infiammatori, esposizione eccessiva a radiazione infrarossa o ultravioletta, può essere iatrogena in conseguenza ad una operazione chirugica all'occhio per altri problemi o congenita. I fattori di rischio includono il diabete, il fumo di tabacco, l'esposizione prolungata a luce solare e l'alcolismo. Sia gruppi di proteine o pigmenti giallo-marroni possono depositarsi sul cristallino riducendo la trasmissione della luce alla retina, nella parte posteriore dell'occhio. La diagnosi viene formulata in seguito ad un esame della vista.

La prevenzione comprende l'uso di occhiali da sole e non fumare. All'inizio, i sintomi possono migliorare con gli occhiali. Se questo non aiuta, un intervento chirurgico per rimuovere il cristallino opaco e sostituirlo con una lente artificiale è l'unico trattamento efficace. L'intervento chirurgico è necessario solo se la cataratta causa problemi. L'intervento generalmente si traduce in un miglioramento della qualità della vita. La chirurgia della cataratta non è facilmente disponibile in molti paesi, il che è particolarmente vero per le donne.

Circa 20 milioni di persone sono ciechi a causa di cataratta. Negli Stati Uniti è la causa di circa il 5% dei casi di cecità, mentre in alcune parti dell'Africa e del Sud America questo dato arriva al 60%. La cecità da cataratta si verifica, nei paesi in via di sviluppo, in circa 10-40 bambini su 100.000 e da 1 a 4 per 100.000 bambini nel mondo sviluppato. Le cataratte diventano più comuni con l'età. Circa la metà delle persone di 80 anni di età, negli Stati Uniti, hanno avuto cataratta.





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